Sunday, 15 November 2009

Frozen (novembre)



Early morning, no time to lose,
Chills my heart and I come undone.


In una fredda e nebbiosa Trieste mattutina, dove il grigio è punteggiato a tratti dagli splendidi gialli, arancioni e rossi delle foglie d’autunno, Frozen dei Theatre of Tragedy si rivela essere una colonna sonora semplicemente perfetta. C’era da rimanere lì e seppellirsi in quel tenue velo di uggiosa malinconia, consumare la batteria della fotocamera su ogni singolo particolare degli alberi, dai rami scheletrici degli aranci carichi solo dei loro frutti, o sulla collina resa multicolore dalla vegetazione esausta. Eppure, ho dovuto affrettare la mia contemplazione per arrivare in tempo in stazione e prendere il treno, il quale mi ha offerto il superbo spettacolo della Venezia Giulia in autunno, delle foglie arancioni degli alberi che cadono direttamente nel mare, degli arbusti che divengono macchie scarlatte in mezzo all’erba morente, delle rocce candide coronate da rami carichi d’oro, sempre con i Theatre of Tragedy come colonna sonora.

Di nuovo a Milano, di nuovo ospite di Ayl, stavolta per tre giorni. Così, senza un particolare impegno: oggi c’era la Fumettopoli, ma è stata parte della gita, non lo scopo principale. Stavolta sono qui per girare un po’ la città, per stare in compagnia di Ayl e parlare con lei d’Arte e, soprattutto, per fare fotografie. Ho un progetto in cantiere e pare che qui possa trovare materiale a sufficienza per portarlo avanti (preferisco non rivelare i dettagli per scaramanzia, finché non vado un po’ avanti e ne pubblico la prima parte). Da segnalare, fra le altre cose, che nella mia solita ansia da prestazione del sonno (quando mi devo svegliare presto non riesco a prendere sonno nella foga di addormentarmi il prima possibile) sono riuscito a mandare avanti di diversi paragrafi il mio racconto, che si avvicina così sempre più alla fine. L’autunno ha ripreso ad ispirarmi. È la stagione più magica, più carica di fascino decadente, di colori forti eppure morenti, di nuvole cariche di una malinconia così sottile che accoccolarsi fra le sue volute di velluto è tanto confortevole da far desiderare che Novembre non se ne vada mai.

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