Sembra così, ma in realtà tre anni sono un sacco di tempo. In tre anni un intero mondo ha tutto il tempo di finire e uno nuovo riesce tranquillamente a cominciare. In tre anni, persone e gruppi cambiano radicalmente, e miti si frantumano e sgretolano in milioni di frammenti.
A pensarci adesso, quel celeberrimo concerto degli Evanescence con annesso meet & greet del 14 novembre 2006 sembra essere avvenuto secoli fa; senza ombra di dubbio in un’altra vita, forse quella di qualcun altro: tutti, ogni singola persona o cosa coinvolta nella vicenda, siamo cambiati in maniera così radicale che è difficile credere che quei fatti siano accaduti a noi. A partire da me, che sono totalmente diverso dal ragazzo nella foto qui sopra. Sia in cose totalmente esterne ai fatti, come i capelli che ora sono più lunghi, il fatto che ora vivo a Trieste, che ho finito il liceo e frequento l’università, che in quella foto non avevo addirittura neanche dato il primo bacio (arrivato giusto giusto il giorno dopo), sia in altre decisamente più attinenti, come il fatto che ora ascolto milioni di cose in più e che mi sono cadute le fette di salame sugli occhi e non vedo più Amy Lee come la dea senza macchia e senza peccato che mi appariva allora. Gesù, rileggendo il post sul concerto mi viene seriamente da chiedermi se ero davvero io quello che scriveva: d’accordo essere un fan diciassettenne totalmente perso nella sua adorazione per la band, ma certe uscite di quel post le trovo talmente raccapriccianti che mi viene da chiedermi perché mi ostino a voler essere onesto coi lettori e non lo cancello dal blog!
Per non parlare, poi, di quella che è la principale protagonista del post: mi sembra di parlare di una persona totalmente diversa rispetto alla Signora Hartzel di adesso. E d’accordo, la caduta del salame ha operato un rilevante cambio di prospettiva nei confronti di quella che un tempo era Amy Lee, ma non tale da giustificare il fatto che mi sembra di avere a che fare con due persone distinte. Un tempo leggevo di una donna che combatteva con unghie e denti per una band, oggi ne vedo una che quasi si dimentica le parole delle sue stesse canzoni e non fa altro che sottolineare che è totalmente diversa da quando ha scritto quella musica, quasi con disprezzo. No, il fatto che Amy Lee sia cambiata – e non solo nei capelli che si sono accorciati mentre i miei crescevano – è innegabile: in questi tre anni c’è stato di mezzo un matrimonio, ed è stato quello il punto di non ritorno, è stato da allora che essere chiamata goth ha iniziato a farle schifo e le sono venute velleità da signora borghese. E, se vogliamo dirla tutta, io ricordo un concerto certo non privo di difetti, dal punto di vista vocale, ma comunque ottimo: nello scorso show in Brasile, invece, questa donna non si poteva ascoltare!
Per completare il quadro, in questi tre anni è cambiato anche Evanescence Website, il fan club della band: allora regalavano un pass per il meet & greet anche ad un pinco pallino che aveva mandato un’email con la risposta giusta ma non era nemmeno iscritto al forum come me, oggi invece quel posto è una specie di lager dove vige il regime che la Hartzel ha sempre ragione, dove chiunque prova a muovere la minima critica (perfino far notare che il vestito dell’ultima performance era abominevole) viene ripreso, dove si cerca di insabbiare ogni difetto, ogni episodio sconveniente passato e presente, e si cresce fan che sono convinti che abbia sempre scritto tutto lei, sappia cantare impeccabilmente e sia una dea scesa in terra. Parallelamente alla loro eroina, la notorietà ha dato loro alla testa, e i risultati sono stati pessimi.
Decisamente, ripensare a quel periodo mi lascia incredulo. Così tante cose sono arrivate agli antipodi di loro stesse, senza che nessuno se ne accorgesse. Probabilmente, un anno fa le cose erano ancora diverse, avevo ancora il salame sugli occhi e la Hartzel non si era ancora rivelata per la personcina infima che è, ma durante quest’ultimo anno è successo l’irreparabile, si è creata una tale distanza fra lei-artista e me-fan che non credo sia più colmabile. È la mia adolescenza che è ormai completamente finita, senza possibilità di appello.
Per non parlare, poi, di quella che è la principale protagonista del post: mi sembra di parlare di una persona totalmente diversa rispetto alla Signora Hartzel di adesso. E d’accordo, la caduta del salame ha operato un rilevante cambio di prospettiva nei confronti di quella che un tempo era Amy Lee, ma non tale da giustificare il fatto che mi sembra di avere a che fare con due persone distinte. Un tempo leggevo di una donna che combatteva con unghie e denti per una band, oggi ne vedo una che quasi si dimentica le parole delle sue stesse canzoni e non fa altro che sottolineare che è totalmente diversa da quando ha scritto quella musica, quasi con disprezzo. No, il fatto che Amy Lee sia cambiata – e non solo nei capelli che si sono accorciati mentre i miei crescevano – è innegabile: in questi tre anni c’è stato di mezzo un matrimonio, ed è stato quello il punto di non ritorno, è stato da allora che essere chiamata goth ha iniziato a farle schifo e le sono venute velleità da signora borghese. E, se vogliamo dirla tutta, io ricordo un concerto certo non privo di difetti, dal punto di vista vocale, ma comunque ottimo: nello scorso show in Brasile, invece, questa donna non si poteva ascoltare!
Per completare il quadro, in questi tre anni è cambiato anche Evanescence Website, il fan club della band: allora regalavano un pass per il meet & greet anche ad un pinco pallino che aveva mandato un’email con la risposta giusta ma non era nemmeno iscritto al forum come me, oggi invece quel posto è una specie di lager dove vige il regime che la Hartzel ha sempre ragione, dove chiunque prova a muovere la minima critica (perfino far notare che il vestito dell’ultima performance era abominevole) viene ripreso, dove si cerca di insabbiare ogni difetto, ogni episodio sconveniente passato e presente, e si cresce fan che sono convinti che abbia sempre scritto tutto lei, sappia cantare impeccabilmente e sia una dea scesa in terra. Parallelamente alla loro eroina, la notorietà ha dato loro alla testa, e i risultati sono stati pessimi.
Decisamente, ripensare a quel periodo mi lascia incredulo. Così tante cose sono arrivate agli antipodi di loro stesse, senza che nessuno se ne accorgesse. Probabilmente, un anno fa le cose erano ancora diverse, avevo ancora il salame sugli occhi e la Hartzel non si era ancora rivelata per la personcina infima che è, ma durante quest’ultimo anno è successo l’irreparabile, si è creata una tale distanza fra lei-artista e me-fan che non credo sia più colmabile. È la mia adolescenza che è ormai completamente finita, senza possibilità di appello.
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