Saturday 28 November 2009

Games we play

Ormai Des Esseintes non può fare altro che lustrarmi le scarpe: complice la giornata corta e la stanchezza, oggi sono andato a dormire prima che albeggiasse, quasi alle sette del mattino, e mi sono svegliato verso le cinque, quando già imbruniva. Per qualche motivo che sfugge alla mia logica di comprensione, dopo quasi otto ore di simulazione di trattativa Neerlandese-Italiano con una prof esterna che ha tenuto una lezione straordinaria, sono riuscito a stare tutta la notte a perdere tempo al computer spettegolando e guardando i video della Cortellesi che imita la Prestigiacomo.

A dirla tutta, per più di un verso, partendo ma non fermandosi al fatto che per tutto il tempo in cui ero io a fare l’interprete fra le due prof l’unica cosa che desideravo era morire e togliermi da quella situazione di tremenda tensione, ieri sarebbe stato decisamente il caso di non uscire dal letto e passare la giornata a dormicchiare: almeno avrei recuperato un po’ di ore di sonno e non mi sarei portato il muso lungo a spasso per Trieste. Se non altro, però, questa conferenza è stata talmente impegnativa da distrarmi dal fastidioso senso di deja-vù che mi ronzava nelle orecchie. Per il resto, già ero sicuro del fatto di voler fare il traduttore e non l’interprete: per come sono fatto, starei decisamente più a mio agio seduto al mio computer con google da una parte e i dizionari dall’altra a tradurre un testo che sta fermo sulla pagina (o sullo schermo) e prendendomi tutto il tempo che mi serve per ricostruire la frase e renderla nel modo migliore, piuttosto che con l’ansia di cercare di capire quante più parole riesco e renderle da una lingua all’altra nel minor tempo possibile.

A proposito di Des Esseintes, fra varie pause e mancanza di tempo, ho finito di leggere Controcorrente. Nel complesso, mi è piaciuto molto: solo una volta mi ha annoiato con la descrizione degli autori francesi contemporanei, ma probabilmente solo perché avevo la testa altrove. Per il resto, l’ho trovato una lettura molto godibile e per nulla impegnativa: ci si può sedere in tutta tranquillità e abbandonarsi al flusso delle parole, perfettamente rilassati e senza la minima tensione per quello che potrebbe essere il destino del protagonista, dato che è abbastanza irrilevante. L’unica cosa che mi ha dato ai nervi è Des Esseintes stesso: con la sua nevrosi degenerante tende a diventare davvero insopportabile, in certi momenti. Peraltro, Huysmans avrebbe potuto anche farci la grazia di sopprimerlo a fine libro, dato che la sua esistenza si era ormai esaurita ed era diventata abbastanza inutile (per la serie, ha il problema opposto a Hesse nel Narciso e Boccadoro). Oscar Wilde ha avuto molto più buon senso, da questo punto di vista, nel terminare il libro con la morte di Dorian Gray: non avrebbe avuto senso portare avanti il personaggio.

Cambiando discorso, se in questo periodo i post sono stati piuttosto scarni dipende dal fatto che la vita universitaria mi sta offrendo abbastanza pochi spunti di riflessione (a parte il workshop), mentre le altre situazioni si spiegano magnificamente con le canzoni: desideravo che ricalcassero di nuovo la mia vita, ed eccomi accontentato. A questo proposito, ci terrei a sottolineare di nuovo che nessuna delle canzoni, né tanto meno le immagini, sono state messe a caso. Nessuna.

I didn’t mean to cause you pain:
It’s just all part of the game.
Oh well.

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