Wednesday, 16 December 2009

Blog vs Diario

A ben vedere, un blog è un’allegoria della vita più fedele di quanto non sia un diario cartaceo. Questo perché sulle pagine di un diario cartaceo c’è posto per un solo giorno alla volta, e la carta non scorre. Quando si vuole tornare indietro anche al passato più recente si devono sfogliare molte pagine, mentre quando si vuole aggiungere qualcosa bisogna continuare a far crescere un cumulo di fogli che stanno fermi e ben rilegati: la vita assume così il carattere statico di un libro di favole, con vari capitoli che si accumulano gli uni sugli altri, e sia le cose che sono avvenute da poco che quelle meno recenti assumono quel vago tono seppia del c’era una volta, un momento non collocabile nel tempo e nella memoria.
Un blog è diverso: in un blog si hanno dieci, quindici post per pagina, con i più recenti che rimangono in bella vista più a lungo. E tuttavia, man mano che altre esperienze si aggiungono i post slittano indietro, cedono il posto a ciò che è più fresco pur senza sparire. È molto più realistico, perché ti accorgi che davvero quando un post finisce in seconda pagina, il momento a cui è legato è davvero diventato passato, è stato archiviato e fa parte dello sfondo della situazione attuale.
Un diario, insomma, cresce in spessore, mentre un blog in profondità. La carta è più adatta ad un racconto (nessun dispositivo elettronico potrà mai essere come un libro), il computer a ricordare.

Mi sono accorto di questo notando che tutti i post inerenti il mio flirt toscano sono ormai slittati in seconda pagina, lasciando spazio a situazioni completamente nuove. Se ripenso a quella manciata di giorni, li sento perfettamente archiviati, né più né meno, e utili principalmente a riflessioni di questo genere. D’altro canto, le situazioni degne di nota continuano a riempire anche i post successivi, ed è così che ci si accorge che non sono archiviate ma ancora attuali.

Ps: a quanto pare, sto finalmente mettendo giudizio. Nella fattispecie, sul lato sinistro della mandibola. Beh, prima o poi dovevano spuntare, i bastardi.

Pps: secondo Google, oggi è il centocinquantesimo anniversario dell’infausto giorno che vide la nascita di quell’imbecille di Zamenhof, l’idiota che ha tentato di togliere il pane di bocca a tutti gli interpreti e i traduttori a venire inventando quella colossale pagliacciata che è l’esperanto. Spero abbia passato la giornata a rivoltarsi nella tomba.

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