Wednesday, 13 April 2016

Cani e gatti

Una coppia coraggiosa che abita nel palazzo di fronte al mio ha pensato bene di adottare assieme un bambino, un gatto e un cane. Tralasciando il marmocchio, qualche sera fa mi è capitato di buttare un occhio alla loro finestra e vedere come il cane e il gatto abbiano reagito alle coccole: il gatto si è strusciato alle caviglie del tipo ed è andato per conto suo; il cane invece l’ha subito seguito come un’ombra. Ed è lì che ho avuto l’ennesima conferma: sono decisamente un tipo da gatti.
I cani alla meglio mi lasciano indifferente, alla peggio li trovo un po’ ridicoli o addirittura fastidiosi. Vogliamo partire dal modo in cui ti guardano, come se fossi il centro dell’universo, con quello sguardo a metà fra l’estasiato per la tua presenza e il nostalgico preventivo per quando dovrai assentarti cinque minuti? O il fatto che siano così dannatamente trasparenti nel mostrare il loro entusiasmo per qualsiasi cosa tu faccia? E il modo in cui vivono in tua funzione, cercano di compiacerti continuamente, di ostentare quanto obbediscono, di rassicurarti che sono lì, seguendo ogni tuo passo? Di come vogliano fare tutto, ma proprio tutto, in simbiosi con te? E la loro continua esuberanza? Per non parlare di come prendano qualsiasi briciola di affetto, anche buttato lì mentre stai facendo altro, per oro colato. Cristo, ma vatti a fare una vita! Ad averne uno 24/7 non-stop mi sentirei soffocare.
Dall’altra parte ci sono i gatti. Amo che siano indipendenti e facciano le loro cose, ma sotto sotto non disdegnino la tua presenza: loro stanno da una parte della stanza dandoti le spalle, tu stai dall’altra a fare le tue cose, ma se te ne vai ti seguono discretamente e senza sbattertelo in faccia. Ti cercano quando hanno davvero bisogno e per cose serie. Quando vogliono affetto non si accontentano finché non dai loro tutta la tua attenzione senza mezze misure; ma, terminato il momento, tornano alle loro faccende e ti lasciano alle tue. E l’affetto te lo dimostrano con le piccole cose: aspettando che ti sia seduto anche tu quando dai loro da mangiare, restando a farti compagnia quando sei ammalato, cercando una carezza della buonanotte quando sanno che stai andando a dormire. Insomma, ti amano, ti danno affetto, ma alle loro condizioni e quando pare e piace a loro, difendendo i loro spazi e lasciandoti i tuoi – anzi, l’aria sarcastica, sassy e sofisticata che hanno di solito, serve solo a sorprenderti quando fanno i teneri. E sono una sfida continua: ti assecondano quando ne vale la pena e devi sempre guadagnarti il loro rispetto.
D’altra parte, la devozione continua dei cani non solo è soffocante, ma dopo un po’ smette di sorprenderti e diventa routine, qualcosa che puoi dare per scontato. All’affetto co-dipendente di un essere che cerca l’altra sua metà ne preferisco uno di due unità che da sole si bastano ma scelgono di stare insieme rispettando ciascuno gli spazi dell’altro.

Ed è qui che mi accorgo che, più che di animali domestici, questo post potrebbe benissimo parlare delle persone che mi vanno a genio. Dovessi trovarmi accanto un ragazzo-cane, lo abbandonerei sulla prima autostrada. Preferisco di gran lunga un ragazzo-gatto con cui fare i randagi assieme.

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