Monday 21 September 2009

Forever Is The World



So here We sway
At the Edge of the World
Holding Hands.

È una citazione che ho già messo in un post risalente esattamente a due settimane fa (qualche ora in più, forse), ed è presa da Forever Is The World, la traccia conclusiva dell’ultimo album dei Theatre of Tragedy, a cui dà il titolo. Il motivo per cui la ripropongo ora è semplice: due settimane fa l’album non era ancora stato pubblicato, e non avendo il testo sotto mano ho dovuto giocare al fill in the gaps e potuto apprezzare questa piccola perla (i due versi in questione, ma anche la canzone stessa, e tutto l’album) solo a metà. E la mia opinione non è mutata affatto: mi bastano questi due versi per desiderare innamorarmi perdutamente in modo da poter realizzare una foto che li illustri che catturi un sentimento autentico e vibrante. Ogni cosa è già perfettamente a fuoco nella mia mente: un intreccio di mani, come quello che già una volta è comparso in una mia foto (solo che allora l’idea era di Veronica) con almeno tutto l’avambraccio dentro la foto, e forse anche i fianchi, in una giornata nuvolosa con una luce morbida e diffusa, in cima ad una collina/altura/strapiombo con un paesaggio per metà naturale e per metà antropizzato, il tutto convertito in un bel seppia dalle sfumature verdastre. Ovviamente dovrò prima comprare un treppiedi, ma questo è il problema minore, al momento. Perché l’unica cosa che manca è il volto di chi terrà la mia mano dalle unghie laccate di nero. Beh, mi consola il fatto che in senso strettamente tecnico ciò non compromette l’immagine, dato che è comunque fuori campo.
Dal punto di vista strettamente testuale, questo album è senza dubbio un capolavoro assoluto: lyrics gotiche, ma di un gotico maturo, che è una condizione esistenziale stessa, che traspare in ogni singolo dettaglio, anche quando il campo semantico del lessico non è prettamente funereo. E l’ultima canzone non fa eccezione. 
Non è una canzone d’amore. Non lo è affatto. Eppure, in quei due versi io vedo l’essenza di tutto l’Amore: contemplare l’orlo del mondo, tremando ma tenendosi per mano. Lì dentro c’è tutto l’amore di cui a me è ora solo consentito scrivere. Aver amato non è una prova certa dell’esistenza dell’amore stesso, perché i nei ricordi vivono solo la persona amata e la felicità di quei momenti, non un sentimento che è una droga volatile che spira subito. Eppure, ora lo so che l’Amore esiste. E non l’amore eterno à la Edward&Bella, felici e contenti per l’eternità. L’amore di Dorian e Frisson, totale, devastante, ustionante, disperato. Quel tipo di amore per cui desideri unicamente fuggire per il timore di non essere all’altezza della persona che hai accanto; quell’amore per il quale arrivi a trascinare qualcuno nel fango per i capelli pur di riportarlo a casa e gettarlo in una cantina pur di tenerlo; lo stesso per il quale ti compiaci segretamente di essere tenuto prigioniero e in catene, perché l’unica cosa che desideri è quell’unica certezza, quella di appartenere all’altro totalmente e incondizionatamente, e che pur di non dividersi da te è disposto a calpestare ogni cosa; quello per cui non batti ciglio nel versare sangue se questo può placare la fame di chi ami, o anche solo dargli piacere; quello in cui il sesso è totale abbandono di se stessi dentro l’altro, in cui non si fa l’amore solo con i genitali, ma anche con i polpastrelli, le labbra, i capelli, la voce, ogni singola cellula della pelle, perché è l’unico momento in cui davvero si è uniti alla propria metà; quell’amore che ti obbliga a sacrificarti al posto di chi ami, ma non per lui, non perché sei generoso, ma perché sei talmente, dannatamente egoista da preferire condannare lui a vivere il resto della sua vita senza di te piuttosto che subire tu quel destino. Quando chi ami è eromenos, amante, compagno e complice, oppure erastes, amante, compagno e complice. Che non sono affatto sinonimi, e sono tutti indispensabili.

Tutto questo racchiuso in quei due secondi su 4:41 di canzone. C’è forse da sorprendersi che è da quando ho iniziato a sentirla seriamente col testo che continuo a versare lacrime non solo su questa, ma sull’intero album?

3 comments:

  1. I Gemelli sono le farfalle dello zodiaco: alcune sono più piccole e più leggere di altre, ma tutte volano. Ovviamente ci sono anche dei Gemelli esperti in un determinato studio, arte o professione, ma anche loro, hanno bisogno di varietà nel loro campo d'azione.







    Io non li metto mai a caso i soprannomi alla gente, e con te ci ho azzeccato in pieno.

    Mi devi un gelato !L



    Rosa

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  2. L'amore alla Ashes, quello che sa di sale, quello che finirà per uccidere.



    Sbaglio o c'è una nuova Simone qui a destra?

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  3. Se devo essere sincero, in Ashes più che amore leggo di un suo surrogato ricercato tramite l'unione col corpo di una persona che non è quella che vorresti sotto/accanto/dentro di te. Ma il bello di quel testo è il suo essere incredibilmente aperto alle interpretazioni, come già ci dissero le foto.



    Sì, la Simoncina è nuova e anche notevolmente più in alto. :)

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