Sunday 13 September 2009

Untitled

In the morning light
All is clean and done,
And the spider webs
Shine like silver threads.
Mi ha fatto una strana impressione notare che alle cinque del mattino il cielo non inizia più a stingere dall’indaco più profondo a un turchese stanco e sfiorito. Molto più della constatazione che come esco per andare in mensa a cenare ormai ha già fatto buio. Non pensavo che l’aumentare delle tenebre, invece che rallegrarmi, potesse darmi un simile senso di destabilizzazione, eppure e così: l’estate è finita, e in quest’estate io mi ero accoccolato, godendomi i momenti di crepuscolo in simbiosi con le mie abitudini. Andare a dormire con l’arrivo della luce, osservarne la dipartita a cena. L’intermezzo di luce vera e propria non c’era, ingoiato da mille cose da fare. E forse, tutto ciò mi colpisce così tanto perché il passaggio è stato improvviso, prima c’era e poi non c’era più. Perché io non vivo un’unica vita, ne vivo molteplici: nella mia vita a Düsseldorf non c’era tempo per l’alba, la stanchezza mi conquistava ore prima; mentre nella mia vita ad Alghero, il cielo non era altro che un frammento incorniciato fra i palazzi, dalla mia stanza, mentre dalla finestra del bagno, verso oriente, era unicamente il drappo di velluto scuro in cui si incastonava quel fulgido diamante che è Lucifero, e visto comunque nella clandestinità, prima che la Mater mi vedesse ancora sveglio a quell’ora. Va da sé che, invece, dall’ampio spicchio di cielo che la mia finestra di Trieste mi offre, senza pressioni esterne, posso fare molto più caso a questi dettagli. Naturalmente, quando sia l’una che l’altra vita sono finite, quella di Trieste si è riallacciata esattamente là dove si era interrotta, registrando il mese di pausa come altre due vite separate che nulla avevano a che fare con essa. Per questo, probabilmente, il passaggio da luglio a settembre mi è sembrato così improvviso: agosto non c’è stato proprio, in questa vita, e il tempo non ha seguito il suo naturale corso abituandomi gradualmente allo sfumare delle mie abitudini in qualcosa di differente.
Ciò detto, è sorprendente come il mostrarsi di una realtà della quale ho perfetta consapevolezza mi destabilizzi ancor più dell’allungarsi strisciante della notte. Mi snerva sapere di essere una persona più razionale di quel che credevo, mi irrita continuare ad avere quel lato da scienziato, che per lungo tempo mi ha indirizzato nella direzione sbagliata. E sempre quel lato di scienziato mi ha portato a spiegarmi molte cose in maniera razionale in modo da accettarle coscientemente. Il problema è che l’inconscio, complice la paranoia, si rifiuta di lasciarsi andare. Il che è un grosso problema.

Can you tell dreams from reality?
Can you tell sense from insanity?
Sometimes it all melts down
And mix into half-lies…
…half-lies.

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