Monday 15 March 2010

Theatre of Tragedy live in London

Lo dico chiaro e tondo: se non posso morire felice dopo ieri sera è unicamente perché ho promesso a Nell e gli altri di essere a Stavanger il 2 ottobre per il loro ultimo concerto. Ma non fosse per questo piccolo dettaglio, se un double decker bus mi avesse messo sotto ieri notte sarei morto nella più assoluta beatitudine.
No. Bugia! Ancora non avevo ascoltato Addenda. Ok, rewind: ma non fosse stato per questo piccolo dettaglio, se oggi il mio aereo si fosse schiantato sulle Alpi svizzere sarei morto nella più assoluta beatitudine (oltre che nel sonno più profondo, dato che ero esausto). La giornata di ieri è stata qualcosa che avrei immaginato possibile solo in sogno.

Dopo una mattinata passata a dormire per ricaricare le batterie (ad eccezione della mezz’oretta in cui sono sceso a fare colazione e ho chiacchierato in russo con le cuoche dell’albergo) ed un lauto pasto alla stessa bancarella polacca dell’altro ieri a Camden Town, dove ho trascorso il primo pomeriggio girando per negozi, mi sono infatti diretto con largo anticipo ai cancelli dell’Underworld, il club dove si sarebbe tenuto il concerto dei ToT. Nonostante mancassero ancora due ore abbondanti all’apertura dei cancelli, c’era già un uomo ad aspettare, col quale ho chiacchierato un po’ per passare il tempo. Tutto ciò fino a che non sono arrivati Mommy e Daddy. Pochi minuti dopo è infatti comparso Hein, e ci siamo immediatamente avvicinati per scambiare due chiacchiere. Quando poi gli ho mostrato i booklet da autografare, visto che la cosa si sarebbe fatta lunga ha suggerito che entrassimo tutti nel pub lì vicino, e così è iniziata la magia.


Fra un autografo e l’altro, Mommy e Daddy chiacchieravano con Hein, mentre io più che altro seguivo la conversazione e ridevo, perché non avrei saputo bene di cosa parlare con lui (di certo non di batteria, dato che non me ne intendo nemmeno alla lontana). Il tutto fino a che non è passata lei. I capelli lisci e sciolti, occhiali da sole in testa, scaldamuscoli e collant neri, gonna corta, giacca e niente trucco: Nell che cercava le scale per scendere nel camerino a sistemarsi. Io stavo lì con gli occhi sgranati e la bocca aperta incapace di muovermi, e allora Hein l’ha chiamata. Dopo i saluti, Mommy e Daddy mi hanno presentato a lei, e io ho tirato fuori i booklet per gli autografi, scusandomi per il fatto di aver dimenticato quello di Letters From Fire dei The Crest a casa (perché sono un deficiente, tanto tanto deficiente). Al che lei ha inarcato le sopracciglia, sorpresa del fatto che avessi anche quello, ed io le ho detto che adoro la sua vecchia band. Abbiamo parlato un po’ di questo, e quando le ho chiesto se potevamo fare una foto assieme lei mi ha chiesto se poteva andare a truccarsi prima (anche se giuro, è bellissima pure struccata), promettendomi che sarebbe tornata presto. A quel punto, Hein, Mommy e Daddy l’hanno accompagnata in camerino (al quale si accedeva dalla cucina del pub) ed io mi sono seduto su una panca ad aspettare.

Ebbene, oltre che gentilissima nel promettermi di tornare, Nell è stata anche di parola: appena uscita dalla cucina si è infatti avvicinata, e dopo i complimenti per il rispettivo trucco si è seduta accanto a me ed abbiamo iniziato a chiacchierare. Le ho chiesto se fosse vero che i ragazzi dei Theatre of Tragedy l’avevano scoperta ad un concerto dei The Crest ed abbiamo parlato un po’ di quello fino a che non l’hanno chiamata per un’intervista. A quel punto mi ha fatto: “Scusa, devo andare. Dopo ci sei ancora, che continuiamo a parlare?”, ed io ovviamente lì con gli occhi a cuoricino, e quando è tornata si è perfino scusata per avermi fatto attendere. Abbiamo continuato a chiacchierare sul suo ingresso nei Theatre of Tragedy, dei The Crest, delle sue collaborazioni con Gothminister e i Dark Tranquillity, fino a che non è stata ora per lei di tornare in camerino e per me di andare a fare la coda per entrare. Coda che nel frattempo era cresciuta tanto da fare il giro dell’angolo del locale.

Nonostante ciò, però, sono riuscito comunque ad arrivare in prima fila, complice anche il fatto che prima dei ToT avrebbero suonato ben quattro band di supporto, rigorosamente female fronted, e non tutti erano sufficientemente determinati da farsi l’intera maratona da sotto il palco... al quale ero letteralmente attaccato, senza nemmeno i trenta centimetri di distanza del concerto di Emilie. Prima dei Theatre si sono esibiti, in ordine: The Mariana Hollow, Pythia, To-Mera, Where Angels Fall. I primi sono una formazione tutto sommato accettabile di hard rockers, anche se la cantante, a parte avere delle sopracciglia assolutamente improbabili, cantava di gola e doveva scolarsi mezzo bicchiere d’acqua dopo ogni canzone. I terzi sono una band Prog metal tutto sommato piacevole, sebbene in alcuni punti fossero talmente progressivi da capirsi da soli e abbiano suonato tre canzoni da una decina di minuti ciascuna che per un primo impatto erano abbastanza pesantucce da digerire. I quarti, supporters ufficiali del tour, sono il solito combo Gothic Metal di seconda scelta, carino ma privo di sufficiente mordente da farti pensare anche solo di scaricare l’album, figurarsi comprarlo; peraltro, della cantante posso dire soltanto che di viso è un incrocio fra la vocalist dei Luna Obscura ed Amy Lee (il che significa che è la quarta gemella assieme alla Calry Smithson) e che disapprovo totalmente il suo completino in PVC con inserti in pizzo ed ali finte sulla schiena, dato che la sua performance era impossibile da valutare a causa del volume inesistente del suo microfono che la faceva sentire solo sugli acuti (ma almeno quelli li prendeva bene).
I secondi, tali Pythia, li ho lasciati per ultimi non a caso: sono stati sconvolgenti. Sul serio, credevo fosse impossibile che esiste una versione ancora più scadente degli Amberian Dawn! Power Metal (al quale sono già di norma allergico) dei più scontati e cliché suonato dai soliti vichingoni sudati che facevano smorfie cattive (o forse da mal di orecchie?), con la cantante che indossava una palandrana in velluto viola ricamata col logo della band in cui non c’era un solo pezzo in asse col resto, abbinata a vari strascichi in tulle e stivali in scamosciato viola con tacco dodici sui quali la ragazza si muoveva con evidente disagio. A coronare il tutto, tralasciando i titoli triti e ritriti da band pauerona con velleità mitologiche come Eternal Darkness, Army Of The Damned, Sarah (Bury Her), Tristan ecc (che ho avuto modo di memorizzare perché buttavo ogni due secondi uno sguardo alla setlist incollata al palco per vedere quante ne rimanevano), il calice. La cantante ad una certa si è infatti allontanata verso il retro del palco per bere da un tamarrissimo calice in ceramica viola: la prova definitiva che si tratta di quello che definisco Metal in Maschera. Tutto questo senza contare che se ha azzeccato due note su tutta la performance è già troppo, tanto che la mia impressione è stata che in realtà ne azzeccasse molte di più ma in una tonalità diversa rispetto ai musicisti. Oh well, la cosa importante è che la loro esibizione sia finita (ma poi, porca miseria, non puoi propinare del pauer a gente che è andata lì a sentire i padrini del Gothic Metal, ovvio che poi ci sanguinano le orecchie!), anche se scoprire a posteriori che la ragazza è una delle Mediæval Bæbes è stato in brutto colpo (io l’avrei cacciata a pedate dall’ensemble per aver fondato un gruppo del genere).
E insomma, dopo il soundcheck, durante il quale Mommy e Daddy mi hanno raggiunto, finalmente si sono spente le luci, i ToT sono saliti sul palco e hanno dato fuoco alle micce. Ecco la setlist (riportata da quella che ho imboscato a fine concerto):

1. Hide And Seek
2. Bring Forth Ye Shadow
3. Lorelei
4. Frozen
5. Ashes And Dreams
6. A Rose For The Dead
7. Fragment
8. And When He Falleth
9. Hollow
10. Storm
11. Cassandra
12. A Hamlet For A Slothful Vassal
13. Fade

14. Machine
15. Der Tanz Der Schatten

Non esagero se lo definisco il miglior concerto che abbia mai visto. Non esagero nemmeno se dico che questa band dal vivo ha una resa incredibile. Nonostante i piccoli inconvenienti tecnici tipo il microfono di Nell a cui si staccava il cavo (e che ha dovuto riparare col nastro adesivo già sul finire di Hide And Seek, sebbene si sia staccato nuovamente su Lorelei e A Rose For The Dead) la performance è stata ineccepibile per tutti, incluso il bassista (che è un session member). Anche Raymond, sul quale avevo sentito dire peste e corna se l’è cavata egregiamente, sia sul pulito che sul growl, ma il top è stata Nell: la sua resa sulle vecchie canzoni è stata magnifica, oltre ogni mia aspettativa, ed è stata grande anche sulle nuove. Magnifica sugli acuti finali di Bring Forth Ye Shadow e quelli intermedi di Der Tanz Der Schatten, sul dialogo di Hamlet, sulle melodie dolci di And When He Falleth, letteralmente commovente su Fade. Senza contare che è un’ottima presenza sul palco, che sa muoversi ora in maniera sensuale (ma mai volgare), ora energica, ora delicata.
Ma in generale, gli arrangiamenti sono stati molto interessanti, sia per le canzoni del periodo pre-Aégis, che sono diventate più cadenzate e vivaci, sia per quelle del periodo di Musique, finalmente più metalliche (da notare che da Assembly non hanno suonato nulla... chissà come mai). Notevole Lorelei, che ha sfiorato un ritmo ballabile ma senza alcun accenno di elettronica, solo con chitarre e batteria, le rivisitazioni leggermente più pesanti delle stesse Hollow e Frozen, che hanno conservato comunque tutta la loro magia, e perfino Ashes And Dreams, che mentre su cd non mi ha mai detto nulla in sede live mi ha coinvolto tantissimo. Su Storm si è scatenato il delirio del pubblico, mentre Cassandra ha visto un Raymond particolarmente attivo. A questo proposito, c’è da notare che sebbene notoriamente lui fosse uno che non vedeva l’ora di finire lo show e nascondersi in camerino, ha perfino interagito col pubblico e dava mostra di divertirsi un sacco sul palco. Peraltro, probabilmente perché ha visto che ero con Mommy e Daddy e cantavo appresso perfino alle sue astruserie in Early Modern English, di tanto in tanto l’ho visto che cantava direttamente a me, in particolare su Cassandra e Machine (con scambio di corna su ‘the metal man is here to stay’). Anche Nell ha rivolto di tanto in tanto qualche sguardo nella nostra direzione e ha cantato per noi.
L’unica cosa dello show che mi ha lasciato un po’ spiazzato è stato il susseguirsi di Fade e Machine, sebbene con la piccola pausa in mezzo, dato che passare da piangere commosso per la prima a sculettare allegro sulla seconda nel giro di due minuti non è stato molto facile (ma la musica dei Theatre of Tragedy è talmente coinvolgente che la cosa è stata comunque fattibile), ma per il resto non ho rimpianto nemmeno il fatto che non abbiano suonato le mie preferite in assoluto.

Contro ogni aspettativa, però, la serata non si è esaurita con la fine dello show. Mommy e Daddy mi hanno infatti riferito che mentre erano nel backstage prima del concerto avevano parlato ai ragazzi dei miei infiniti booklet da autografare, e loro mi avevano invitato a fare due chiacchiere accanto al tourbus mentre firmavano. Beh, le cose non sono andate proprio così, perché gli autografi li ho fatti ancora dentro l’Underworld appena la folla di fan si è dispersa leggermente, e ho avuto modo di scambiare due chiacchiere anche con Frank, Vegard e Lorentz (il quale è rimasto compiaciuto del fatto che la mia canzone preferita di Velvet Darkness fosse The Masquerader And Phoenix, dato che è principalmente opera sua) e vedere che Raymond da ubriaco è davvero adorabile: sembra davvero un Orsetto del Reame di Ayl (uno che fa i growl, ma dettagli). E quando hanno iniziato praticamente a buttarci fuori, Mommy, Daddy ed io siamo andati a sederci sui gradini davanti al tourbus in attesa che i ragazzi si dessero una sistemata e ci raggiungessero.
Alla fine, Nell è arrivata e si è messa a chiacchierare un po’ con me e Mommy, mentre Daddy parlava con Hein. Ovviamente ho esordito coprendola di complimenti per lo show, ed abbiamo successivamente toccato praticamente tutti gli argomenti che avevamo prima tralasciato, ovvero le sue canzoni preferite dei Theatre e dei Crest, le mie, quelle di Mommy, quelle che ci piacciono di meno, come sono nati alcuni testi come Fade e Forever Is The World (e riguardo quest’ultima Nell ha apprezzato la mia idea per l’interpretazione fotografica), di come sono nate Transition e Revolution, di Empty che è stata registrata ben dodici volte, di tutta la storia che c’è dietro il ‘motherfucker’ che Raymond ha infilato a tutti i costi su Hide And Seek con tutte le conseguenze del caso (e devo dire che Nell che lo imita è spettacolare) e tantissime altre cose. Fra le quali la mia promessa solenne di non mancare all’ultimo concerto a Stavanger (il che significa che ora devo andarci per forza). Ridendo e scherzando, abbiamo sforato l’una, con la conseguenza che io e i miei Parents abbiamo perso l’ultima corsa della metropolitana e ci siamo successivamente dovuti arrangiare con gli autobus, ma ne è valsa decisamente la pena: Nell si è dimostrata dolcissima e molto alla mano, e genuinamente grata per il fatto che fossi venuto dall’Italia pur di vedere il concerto.

Fino all’altro ieri avrei pensato che parlare così amichevolmente con una delle mie cantanti preferite fosse possibile solo in sogno (e infatti le ho anche raccontato di quello che ho descritto nella seconda metà di questo post, dove peraltro ho anche predetto che sarei finito a sentirli a Stavanger), e per aver portato tutto ciò nella realtà devo ringraziare Mommy e Daddy: non sarebbe stato possibile senza di loro, in alcun modo. Ma un grazie ancora più speciale va i ragazzi della band, per la loro magnifica musica, per aver creato il mio genere preferito, per essere magnifici.
Thank you, from deep within my heart.

7 comments:

  1. Ohh! FInalmente al 20° tentativo sono riuscita a far caricare sto coso!

    "Fino all’altro ieri avrei pensato che parlare così amichevolmente con una delle mie cantanti preferite fosse possibile solo in sogno"

    Direi che spiega benissimo tutto questo stupendo periodo, e mi fa piacere rileggerti (così abbondantemente) :)

    P.S.: per ora sono al primo "round" di lettura :P

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  2. *____________*
    Da questo post si sente tutta la tua felicità! E' bello sentirti così ;)

    Un abbraccio, Ayl

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  3. @ Fuar: Grazie, carissima! Sai, l'era di internet, dei forum e delle comunicazioni istantanee ha fatto sì che gli artisti potessero avvicinarsi ai loro fan, e su questo non ci piove. Però caspita, la chiacchierata con Nell trascende tutto ciò! *-*

    @ Ayl: C'è un solo commento possibile, anche a distanza di una settimana: KYAAAAAAAH! *___*

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  4. Esatto! Sto giusto in questi giorni "iniziando" un paio di "otaku" di età superiore alla mia alle meraviglie dei myspace...Dove se hai abbastanza faccia di bronzo puoi rompere i maroni a chiunque :D persino ai the GazettE o ai Marduk :D però mi rendo conto che in fatto di rompere io sono molto brava....Sarà che non mi importa se mi ci mandano XD

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  5. @ Fuar: Effettivamente se mi sono iscritto a Myspace è stato principalmente per seguire le news dei miei gruppi preferiti più agevolmente. E anche perché si può personalizzare il layout. XD Ma ad esempio, Facebook (che è il male) e Netlog li aborro con tutte le forze.

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  6. *-* tu sei una saggia persona! Netlog, o meglio, Merdlog, è un troiaio che ospita per lo più malati mentali (nel vero senso della parola) FB sinceramente io lo uso per due cugine simpatiche e tre mocciosi a cui mi sono affezionata, ma nulla di più, myspace è invece il posto in cui posso realmente rompere i maroni a Marduk, Besatt, Watain e ultimamente i the GazettE :D

    credo che presto mi sentirò mandare alpaesedellemeraviglie in svariate lingue....ma intanto so che i Gaze verranno in tour in Europa e ciò eccita la mia immaginazione..

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  7. P.S.: la mia esplorazione nipponica stasera mi porterà a vedere Rashomon, poi ti dirò

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