Monday 22 June 2009

Omg! Omg! OMG!!!

La confessione che sto per fare è una cosa della quale mi vergogno profondamente: spero che confessare mi aiuti a ridurre il terribile peso che grava sulla mia anima. A mia discolpa, posso dire di aver fatto quanto mi accingo a svelare sotto costrizione, perché altrimenti mai, mai, mai mi sarei sottoposto ad una cosa del genere. Ebbene, signore e signori, oggi, ventidue giugno duemilanove, ho letto per la prima volta Moccia.

Come ho avuto modo di accennare sopra, non l’ho fatto di mia sponte, ma costretto dall’incombente esame di Lingua Italiana di domani pomeriggio. Sì, mi rendo conto che suona tanto come una scusa, anche perché c’è una domanda che sorge spontanea: cosa c’entra Moccia con la lingua italiana? La risposta è: nulla. Tuttavia, il professore l’ha ritenuto un esempio del flone linguistico-letterario che definisce “postmoderno”, infarcito di espressione substandard e con regole sintattico-grammaticali molto approssimative, e l’ha così inserito in tesina (non che lui lo apprezzi, beninteso). Di conseguenza, se voglio sperare di passare l’esame di domani ho dovuto subire le diciannove righe di estratto presenti sulla dispensa.

Da notare una curiosità: appena ho finito la lettura, tempo venti secondi e ha iniziato a sangumi il naso. Che le due cose siano collegate? Non sarebbe sorprendente, dato che è proprio dalle narici che gli antichi Egizi estraevano il cervello dei soggetti da mummificare. Ergo, probabilmente dopo l’amena lettura mi stava sanguinando il cervello. (Il che, credo, conferma che le lettrici di Moccia, alle quali ciò non capita, ne sono prive).

Detto molto schiettamente: se proprio voleva mettere un esponente postmoderno, avrebbe potuto optare benissimo per Melissa P. (da lui menzionata durante il corso come “quella lì che si pettina prima di coricarsi”), che almeno qualche accenno di italiano lo mette, e di tanto in tanto scrive anche cose che non fanno annoiare. Ma Moccia… Moccia… Moccia! È allucinante la disinvoltura con cui accosta espressioni colloquiali, similitudini banali, culturemi propri di una sottocultura di livelli infimi ed espressioni ridondanti con pretesa di ricercatezza e dignità letteraria che non riescono a risultare più che artificiose. Insomma, erano solo diciannove righe, ma di un grottesco insostenibile.

Domani, quando andrò a fare l’esame, mi assicurerò di essere munito di fazzoletti (o mi farò prestare un tampone da qualcuna delle mie compagne), perché, dato che quella roba la devo tenere dentro la testa fino a quando avrò finito l’esame, è possibile che il mio cervello sanguini di nuovo. Naturalmente, finito l’esame mi premurerò di rimuovere totalmente l’obbrobrio dal mio cervello. Un motivo in più per passarlo domani stesso.

8 comments:

  1. io non ti conosco.

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  2. Ma ma ma... gioia, e se mi chiede lui? Dovevo studiarlo per forza! e.e

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  3. lei chi è scusi?

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  4. povero il mio cucciolo.... u.u

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  5. SoloDallaMente23 June 2009 at 10:48




    Prima il pizzetto, poi Moccia.

    Cos'è, Signorino, abbiamo deciso di iniziare a vestirci anche di arancione ora?

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  6. Probabilmente domani deciderai di prendere i voti o di darti al gospel...



    Il fatto che Moccia sia considerato uno dei massimi esponenti del filone italiano "postmoderno" non fa che accrescere la stima -già carente- nei confronti dello splendido paese in cui mi trovo.



    In sintesi...avrei massacrato la scatola cranica del tuo saccente docente a colpi di anfibi e avrei nascosto il corpo nello stanzino delle scope.

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  7. Esatto, Trudina. Tanto più che l'esame è andato male. Dannato prof! -.-

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  8. ha-ha-ha...non sarà che il prof ha letto i tuoi pensieri e si è vendicato per la disistima di Moccia?.. Boh!

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