We are so much alike, you and I.
Do you know that you radiate like in real life
When visualized by my third eye
Or even more so?
Do you know that you radiate like in real life
When visualized by my third eye
Or even more so?
Ieri serata in webcam con Veronica, a parlare di capelli e vestiti, ridere, scherzare e spettegolare un po’. Poi ho visto che ascoltava Lucky di Jason Mraz e Colbie Caillat, e mi è tornato in mente la nostra domenica a Venezia a marzo dell’anno scorso di cui questa canzone rappresenta l’epitomo, fra fotografie, duetti e baci alla ciliegia. E allora ho messo su Synchro-Minds degli Autumn, che è invece il mio, di epitomo di quella giornata. E mi sono accorto di quanto i versi di sopra siano veri.
Sul forum di Epica Italy c’è stata a suo tempo una discussione su cosa il ‘third eye’ della canzone rappresentasse. Molti l’hanno identificato con la ghiandola pineale e dunque, per estensione, l’immaginazione. Per me, invece, è una più semplice e pragmatica webcam. Sul perché la penso così copiaincollo le considerazioni che ho espresso in quella sede.
1) Trovo che eguagliare il “terzo occhio” all’immaginazione sia un po’ troppo generalizzante in un contesto che è, invece, molto specifico. Si può immaginare una persona in una più ampia gamma di situazioni: lei sta a casa e noi al lavoro ed anticipiamo il momento in cui rientriamo e la rivediamo; lei è partita per un viaggio e ci ripensiamo in attesa che torni; e anche la situazione della canzone. La webcam da invece un’idea di maggior ‘esclusività’: quella persona vive lontano e l’unico modo per vederla è quello.
2) Non è molto bello dire a qualcuno (parafrasando) “quando ti immagino sei anche meglio che nella realtà”. Ha invece più senso un discorso come: “Non importa se siamo lontani, quando ci vediamo sul computer è come nella vita reale, anche meglio: consoliamoci così”.
3) Immaginarsi qualcuno dà un’idea di attività più ‘solitaria’, se mi passate il termine. Una videochiamata invece è una cosa che si fa ‘insieme’, è una forma di contatto.
4) La marca semantica del verso è piuttosto informatica: “visualize” ha, in questo contesto, una collocazione fissa con “webcam image”, e comunque rimanda maggiormente ad un monitor che ad un’attività mentale, alla quale associo più facilmente verbi come “evoke” o simili. Inoltre, l’opposizione più intuitiva al termine “real life” è quella di “virtual life”. Comunque, il riferimento al computer inserito ‘in sordina’ c’è già nella canzone, è il “backspace in the message” dopo la “snow before the sun”: mettendo prima l’immagine più poetica, come primo impatto, e dopo quella più prosaica, come immagine che poi resta, si da l’idea che la seconda sia in qualche modo più ‘intima’, più personale (almeno per me).
5) Interpretazione prettamente emotiva, ed è qui che mi vengono più di tutto i brividi e ci leggo la vera tragedia delle synchro-minds, è quel desiderio struggente di voler stare insieme che porta a surrogare la vicinanza considerando il computer un prolungamento di se stessi che possa raggiungere l’altra persona, immaginare la webcam come un nostro terzo occhio tramite il quale siamo idealmente noi in persona a vedere l’altro. È un’immagine talmente struggente che per questo proprio quei versi su tutta la canzone mi danno i brividi più intensi e mi stuzzicano le lacrime.
Per questo trovo che come citazione fosse molto azzeccata, ieri sera. Ma anche la canzone di Veronica ha molta attinenza con noi.
Sul forum di Epica Italy c’è stata a suo tempo una discussione su cosa il ‘third eye’ della canzone rappresentasse. Molti l’hanno identificato con la ghiandola pineale e dunque, per estensione, l’immaginazione. Per me, invece, è una più semplice e pragmatica webcam. Sul perché la penso così copiaincollo le considerazioni che ho espresso in quella sede.
1) Trovo che eguagliare il “terzo occhio” all’immaginazione sia un po’ troppo generalizzante in un contesto che è, invece, molto specifico. Si può immaginare una persona in una più ampia gamma di situazioni: lei sta a casa e noi al lavoro ed anticipiamo il momento in cui rientriamo e la rivediamo; lei è partita per un viaggio e ci ripensiamo in attesa che torni; e anche la situazione della canzone. La webcam da invece un’idea di maggior ‘esclusività’: quella persona vive lontano e l’unico modo per vederla è quello.
2) Non è molto bello dire a qualcuno (parafrasando) “quando ti immagino sei anche meglio che nella realtà”. Ha invece più senso un discorso come: “Non importa se siamo lontani, quando ci vediamo sul computer è come nella vita reale, anche meglio: consoliamoci così”.
3) Immaginarsi qualcuno dà un’idea di attività più ‘solitaria’, se mi passate il termine. Una videochiamata invece è una cosa che si fa ‘insieme’, è una forma di contatto.
4) La marca semantica del verso è piuttosto informatica: “visualize” ha, in questo contesto, una collocazione fissa con “webcam image”, e comunque rimanda maggiormente ad un monitor che ad un’attività mentale, alla quale associo più facilmente verbi come “evoke” o simili. Inoltre, l’opposizione più intuitiva al termine “real life” è quella di “virtual life”. Comunque, il riferimento al computer inserito ‘in sordina’ c’è già nella canzone, è il “backspace in the message” dopo la “snow before the sun”: mettendo prima l’immagine più poetica, come primo impatto, e dopo quella più prosaica, come immagine che poi resta, si da l’idea che la seconda sia in qualche modo più ‘intima’, più personale (almeno per me).
5) Interpretazione prettamente emotiva, ed è qui che mi vengono più di tutto i brividi e ci leggo la vera tragedia delle synchro-minds, è quel desiderio struggente di voler stare insieme che porta a surrogare la vicinanza considerando il computer un prolungamento di se stessi che possa raggiungere l’altra persona, immaginare la webcam come un nostro terzo occhio tramite il quale siamo idealmente noi in persona a vedere l’altro. È un’immagine talmente struggente che per questo proprio quei versi su tutta la canzone mi danno i brividi più intensi e mi stuzzicano le lacrime.
Per questo trovo che come citazione fosse molto azzeccata, ieri sera. Ma anche la canzone di Veronica ha molta attinenza con noi.
I’m lucky I’m in love with my best friend,
Lucky to have been where I have been,
Lucky to be coming home again.
Lucky we’re in love every way,
Lucky to have stayed where we have stayed,
Lucky to be coming home someday.
Voglio il pulsante Mi piace, come su Facebook!
ReplyDeleteChe è il male! Cara, ti stai intossicando... ti serve un centro di recupero!
ReplyDeleteA volte è meglio essere lasciati alle proprie illusioni piuttosto che essere salvati da mostri invisibili e immaginari per essere abbandonati dentro uno scatolone....oddio ho finito le sigarette e la vodka e misà che è meglio se recupero in fretta una delle due :S
ReplyDelete(peggio Netlog che Facebook)
Ti consiglierei il Baileys, è la mia nuova droga! *-*
ReplyDeleteScherzi a parte, a vole è meglio ritrovarsi in uno scatolone, riprendersi dalla caduta, sfondarne una parete ed uscirne piuttosto che continuare a chiudersi gli occhi. Alla fine, si soffre comunque: o per un colpo netto, o per tanti piccoli spilli che si conficcano uno ad uno sotto forma di consapevolezza che si cerca di negare.
*-* purtroppo causa patente devo disabituarmi all alcool (per i primi tre anni se mi beccano anche col minimo me la tolgono T__T), adoro cmq lo Sheridans *-* me ex barista 'briacona....
ReplyDeleteHai perfettamente ragione, io odio star male, difatti difficilmente rimango "malata" a lungo....è accaduto solo per la morte di mio padre, evento che ha meritato tutto il mio star male, altro che un pincopallino venuto dal nulla che mi piglia e mi molla tsè....tralaltro odio siringhe e spilli....sono oggetti insani...soprattutto se rivolti verso di me XD
P.S.: se mi bocciano all esame di guida mi rintano sotto il piumone per un mese...