Wednesday 9 February 2011

Vogue

Diciamo la verità: andare all’università in mezzo a studenti affaccendati, sciatti e preoccupati per gli esami per stare in corridoio a leggere Vogue Paris ha un che di glamorousamente alternativo.
 
 
Dall’altro ieri, courtesy del professore di BriarRose che si è fatto attendere senza venire a ricevimento, anche questa esperienza degna di menzione ha il segno di spunto sulla mia lista delle cose da fare.
A parte le constatazioni legate al lato prettamente modaiolo, tipo che ormai l’impronta di Lady Gaga si vede un po’ ovunque, Vogue è stata una lettura assolutamente degna d’interesse dal punto di vista fotografico. Cosa che fino a, facciamo, due anni fa avrei aborrito; e che fino a pochi mesi fa avrei comunque trovato abbastanza improbabile. E invece eccomi qui.
Diciamolo subito, molti degli aspri rimproveri che muovevo alla fashion photography, e anche agli ultimi lavori di Lara Jade, li ho trovati: modelle ossute ed emaciate, foto prive di profondità, troppe donne e pochi uomini… ma alla fine è solo una percentuale in mezzo a tante bellissime fotografie. E, soprattutto, né più né meno che nella fotografia “alternativa” (questo aggettivo lo prendo sempre fra virgolette, visto che è molto viscido).

È da un po’ che ci pensavo: sono piuttosto stanco del genere di foto che faccio. Non delle mie, che continuano a piacermi (altrimenti non le pubblicherei), ma dell’ambiente in generale: troppo saturo, stereotipato, trito e ritrito. Le damine col corpetto ed il parasole hanno fatto il loro tempo, almeno davanti al mio obiettivo: se mi servono per un concept particolare ben vengano, ma per un photoshoot vario opterei decisamente per altro. (Precisazione: per carità, nulla contro un corpetto, un parasole o una gonna lunga, ma non tutti assieme; davvero, solo abbinati variamente e in maniera originale).
Da uno che ha i Theatre of Tragedy come fonte d’ispirazione primaria c’è anche da aspettarselo: non mi importa molto di deludere i fan, la mia priorità è crescere, evolvermi e presentare un lavoro che sia sempre fresco e interessante, sia rispetto a quanto ho fatto prima che a a ciò che mi sta intorno, il circondario dei “ fotografi alternativi”.
Così, qual è la soluzione? Semplice: per essere “alternativo” fra gli “alternativi” basta pescare dal mainstream. Io e BriarRose abbiamo preso ispirazione da una bellissima foto di un servizio di Vogue per sviluppare un concept basato sui Delain ma non sapevo come rappresentare e il risultato è stato più che soddisfacente. La cosa che mi ha tranquillizato maggiormente è che il mio stile è ben riconoscibile ma il lavoro non sa di già visto: ha un sottotono oscuro, ma anche un che di fashionable. Quindi credo che ora andrò avanti su questa strada e vedrò cosa ne esce fuori. Il semestrale di 7th Man che ho comprato mentre BriarRose comprava Vogue mi ha già dato alcune idee e aspetto solo il prossimo photoshoot per realizzarne qualcuna.

5 comments:

  1. clkndas.m,zòlaàs-,.

    Wtf, io ti amo.

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  2. Per aver letto Vogue Paris nel corridoio dell'università alla faccia di tutti gli studenti impanicati? XD

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  3. Come mi capisci <3

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  4. Essere stilosamente fuori posto è un'arte che pratico con sommo gaudio. Ma ad essere un troll l'ho imparato da Wilde, mica da un pinco pallino qualunque!

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