Allora, ragazzi.
Io lunedì pomeriggio prendo un treno da Trieste a Bologna con cambio (e relativa attesa) a Mestre, la stazione più brutta d’Italia. Poi prendo un autobus dalla stazione di Bologna all’aeroporto e lì, dopo una pizza al taglio, passo una notte d’inferno a fissare il cellulare e cercare di leggere Agatha Christie con la concentrazione che cala per non addormentarmi di botto su una sedia in metallo.
Il tempo di un caffè (che odio, ma sarà la mia sola salvezza) e mi tocca la trafila del controllo sicurezza entro le 6:20 del mattino, l’attesa interminabile al gate e poi un’ora e mezza di volo fino ad Alghero. Da lì mi tocca aspettare cinquanta minuti per il primo autobus che va in città (perché i trasporti sardi sono una barzelletta) e farmi quell’ultima mezz’ora di viaggio.
Se continua così, sarò malaticcio; di sicuro avrò addosso due paia di jeans e due maglioni per ridurre il peso nel bagaglio a mano RyanAir.
Quindi, cari miei, domenica prossima non avete nessuna scusa per non alzare il culo dal divano, mettervi il cappotto, scendere le scale e girare l’angolo fino al seggio.
E no, non mi sto sottoponendo a questo sbattone faticoso e dispendioso per vocazione, perché c’è qualcuno che muoio dalla voglia di votare. Non sono convinto fino in fondo di nessuno e sarà un voto semi-pragmatico alla meno peggio. Ma questa non è una scusa per lavarmene le mani: siamo tutti adulti e, anche se non sappiamo da che parte buttarci, possiamo fare un piccolo sforzo per essere almeno pragmatici.
Perché quando il lunedì dopo annunceranno la vittoria di Salvini o Di Maio, io potrò alzare la testa e dire che non è colpa mia: ho fatto del mio meglio. Sono andato, ho espresso la mia opinione e ho ogni diritto di guardare dritto negli occhi i miei connazionali e dire che qualcosa ho provato a farlo. E per questo avrò il diritto di lamentarmene per i prossimi cinque anni.
È vero che probabilmente non cambierà nulla. È vero che le alternative, alla meglio, sono da rolleye. È vero che difficilmente vincerà qualcuno di anche solo decente. Ma anche ritagliare qualche seggio all’opposizione e mandare il chiaro segnale che una parte del Paese vuole e si aspetta altro è dire la propria. SOLO ALLORA ci si può lagnare che è sempre il solito magna-magna, signora mia (cit.), e che fanno leggi antiprogressiste, e che nessuno frena i fascisti, e che stanno mandando a puttane il progetto europeo e che tutti ce l’hanno con i gay / i migranti / qualsiasi gruppo vulnerabile e strumentalizzano qualsiasi cosa.
Perché di parlare senza averci nemmeno provato sono capaci tutti. Ma quando si decide di non prendere parte al sistema per fare gli alternativi e i superiori, ciò che si sta facendo in realtà è rinunciare a qualsiasi voce in capitolo.
Pensateci, la prossima settimana.
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